mercoledì 26 febbraio 2014

St.Vincent, "St.Vincent" - Recensione

St.Vincent -- St.Vincent
voto ***** 

Adoro tutto di questa donna; dai capelli viola sparati per aria al suo atteggiamento da fanciulla artsy, molto indie.
La cover futuristica del suo ultimo album omonimo, che la ritrae seduta su un trono tutto rosa, con quei tre simboli che nemmeno in geroglifico, è così artsy che mi viene da piangere.

Scherzi a parte, e hipesteria a gogo che scaturisce da ogni poro della cover, il quarto album di Annie Clark - in arte St.Vincent, appunto - è una meraviglia pop.
Il valore aggiunto di quest'opera sta nelle retrovie, in quello che non percepiamo dal mero ascolto delle undici tracce che lo compongono. E' il lavoro di perfezionamento assolutamente riuscito e il tentativo di fare sembrare semplice quello che in realtà è puro tecnicismo, il culmine ultimo della carriera di un musicista. E nel suo genere, St.Vincent ha dato alle stampe il suo capolavoro. 
Un album cult che mescola con sapienza la lezione imparata da David Byrne - con quel electro-funk di cui questo LP si ammanta - e quella capacità di scrittura 'rubata' alla migliore PJ Harvey, di cui si riconosce l'influenza anche nei riff di chitarra elettrica così cupi, tecnicamente vicini al grunge.
Un album che è un piacere ascoltare data l'accuratezza delle ritmiche - fantastica "Rattlesnake" - e lo splendore dei fiati quasi Rn'B come quelli di "Digital Witness" (sembra una Beyoncè ispirata dalle HAIM).
Il punk di "Birth In Reverse" ci riporta alle origini di St.Vincent mentre "Bring Me Your Loves" è puramente psichedelica e un punto di equilibrio tra follia e accuratezza maniacale, che è un po' la caratteristica principale di questo"St.Vincent".
Faccio un esempio anche delle qualità compositive di Annie Clark citando l'ultimo brano in scaletta, la splendida "Severed Crossed Fingers" - degna conclusione di un LP d'impatto fatto di ritmi convulsi e scatti improvvisi, di voci corali sovrapposte e composto quasi solo da refrain killer.
Il brano può essere interpretato anche come un racconto delle difficoltà di vivere grazie alla musica eppure i suoi significati sono molteplici. Nella scrittura di St.Vincent c'è una polisemia sempre presente che consente a chiunque di calarsi nelle atmosfere che quest'artista tesse:

"When you're calling ain't calling back to you
I'll be side stage, mouthing lines for you
Humiliated by age, terrified of youth
I got hope but my hope isn't helping you"


Un album splendido, dunque, pieno di spunti di riflessione e picchi ritmici di cui non ci si stancherebbe mai. Il massimo che si possa desiderare.

Tracklist:
1. Rattlesnake
2. Birth In Revers
3. Prince Johnny
4. Huey Newton
5. Digital Witness
6. I Prefere Your Love
7. Regret
8. Bring Me Your Loves
9. Psychopath
10. Every Tear Desappears
11. Severed Crossed Figers


lunedì 17 febbraio 2014

Vanna Vinci, "La Casati, la musa egoista" - Recensione

Mancandomi il tempo materiale e la pace mentale per poter leggere libri veri e propri, ultimamente ho ripiegato sulle graphic novel.
La Casati -- la cover dell'edizione italiana

L'ultima che ho letto e di cui avevo parlato nella mia wishlist, è "La Casati, la musa egoista" di Vanna Vinci.
Trattasi della biografia a fumetti di una delle artiste meno artista che la Belle Epoque abbia mai avuto. Una donna scandalosa che dello scandalo e delle attenzioni della gente, fece il suo baluardo; il suo unico scopo era quello di stupire e costruire - utilizzando esclusivamente la sua stessa persona - un'opera d'arte unica e inimitabile nei tempi a venire: la Marchesa Casati Stampa.

Vanna Vinci ci racconta della vita di Luisa Casati, ovviamente a partire dalla sua nascita e, la segue nella sua evoluzione di provocatrice fino alla sua decadenza e poi alla morte.
La Marchesa, nata Ammam e figlia di un imprenditore di Milano ricchissimo, diviene ereditiera giovanissima - insieme alla sorella - di una fortuna inestimabile, sposa il Marchese Casati Stampa ed inizia a frequentare i salotti della nobiltà di Milano, Roma e Parigi.
Adolph De Meyer -- Marchesa Luisa Casati (1912)

Una milionaria nei primi del '900 che non aveva idea del valore dei soldi e che era annoiata dalla vita, già da giovanissima, e non sapeva come esprimere il proprio temperamento artistico se non trasformando sé stessa in opera d'arte.
La figura di donna più ritratta della storia, poco dopo la Vergine Maria e Cleopatra.
Sconvolse l'Europa - ma solo perché il concetto di opera d'arte che cammina non faceva parte della cultura occidentale (n.d. Gheisha in giapponese), divenne pioniera di quello che adesso è un trend tra le moderne pop star, sperperando il suo denaro in abiti, gioielli, case, viaggi.
Eppure, fu al centro della scena artistica dell'epoca e probabilmente, ne divenne la maggiore esponente e non dipingendo o scrivendo o scolpendo opere, ma ispirandone ad altri, a tanti altri. 
Luisa Casati secondo Vanna Vinci (2013)
Il risultato furono creazioni eterne che sono entrate a fare parte del patrimonio culturale umano e che descrivono una donna non bellissima ma affascinante e magnetica e pure misteriosa - che raramente mostrava le sue vere emozioni, che osava davanti a tutti eppure era timidissima - che seppe vendere la propria immagine, ottenendone un risultato massimale.
Una donna che ispirò dunque e che causò anche invidia; lei proseguiva imperterrita e ignorava le maldicenze che la volevano coinvolta con la magia nera e la negromanzia. Anzi, approfittava di tanto ciarlare intorno a lei, in modo da accrescere la curiosità e l'ammirazione. 
Niente male per una donna senza troppi talenti, tranne quello di consumare intere fortune.


Parliamo dell'opera di Vanna Vinci pubblicata dalla Rizzoli Lizard alla per niente modica cifra di euro 17,00.
L'albo è pregiato, ha la copertina rigida e tutte le pagine sono a colori la cui stampa costa certamente di più di quella in bianco e nero.
uno dei bozzetti presenti in fondo al volume
Lo spessore delle pagine è decisamente consistente e ben rilegato alla costa, dettaglio che ne fa un prodotto con maggiori possibilità di durare nel tempo. La stampa è ottima e non inficia i dettagli e i colori delle tavole originali.
L'albo viene introdotto da Natalia Aspesi (giornalista e scrittrice), che ci da una buona presentazione biografica e storica del personaggio, riassumendo i dettagli salienti e introducendoci nel mondo disegnato dalla Vinci.
Il tratto dell'autrice è molto particolare; è dettagliato e sgraziato allo stesso tempo. Io ci ho messo qualche tavola per abituarmi a quelli che inizialmente, lo dico sinceramente, mi erano parsi degli sgorbi.
La caratterizzazione della protagonista viene affidata soprattutto alle comparse che spesso parlano e raccontano delle gesta della Marchesa. Qualche volta è la stessa Luisa a parlare di sé stessa, come farebbe un qualunque critico di fronte a un'opera d'arte. 
Traspare ironia, fascino e solitudine dai baloon e quando si arriva alla fine della graphic novel ci si sente invasi dalla presenza monolitica della Casati e al tempo stesso, si sente il vuoto che può attanagliare chi conduce una vita simile.

In realtà, nessuno sa veramente se la Marchesa fosse realmente soddisfatta di condurre una vita simile, oppure se avesse sacrificato tutta sé stessa in nome dell'arte e dell'immortalità.
Fatto sta che Vanna Vinci ripercorre le gesta di una donna straordinaria, unica nella sua epoca, futurista in un certo senso, che anticipò di molto il femminismo e i suoi credo e il senso estetico che la attuale cultura ha abbracciato in pieno, che condividiamo e viviamo tutti ormai, quotidianamente.