venerdì 18 ottobre 2013

Justin Timberlake, "The 20/20 Experience, part 2 of 2" - Recensione

JT -- The 20/20 Experience part 2 of 2 (Deluxe)

voto: **** 1/2

A pochi mesi dall'uscita della prima parte, ecco arrivare la part 2 of 2.
Ancora non mi ero stancata pienamente del fratello maggiore di questo LP ma ero esageratamente curiosa di sapere cosa avrebbe proposto JT in questo secondo tempo.
Tutti a chiedersi cosa ne sarebbe venuto fuori: una serie di scarti dalla prima parte? Una manciata di canzoni abbozzate e dalla scarsa qualità tanto per cavalcare l'onda del successo scaturita dal primo?
Ciò che invece ci ritroviamo per le mani (noi che ancora abbiamo la bella abitudine di comprare i CD originali), è un'onorevole seconda tranche che prosegue ideologicamente la prima - e il ponte perfetto tra le due è il singolone "Take Back The Night" - e che non tradisce la qualità e la cura che erano state caratteristica principale della part 1.
Alla produzione troviamo sempre Timbo e la stessa voglia di sbizzarrirsi; quello lievemente cambiato è proprio Timberlake che qui s' allontana un po' dall'immagine di crooner in completo suit&tie, per proporre il suo lato più notturno, quello con più voglia di ballare e meno ingessato... quello senza il papillon, insomma!
L'album si apre alla grande con la tripletta "Gimme What I Don't Know (I Want)", "True Blood" (citazioni vampiresche a parte), e "Cabaret"; quest'ultima è  la chiusura perfetta di un trio di brani niente male che nascono proprio con lo scopo di far ballare l'ascoltatore. Qualcuno ha criticato l'esagerata lunghezza di "True Blood" (9 minuti e 32 secondi), ma personalmente apprezzo l'ideologia alla base di canzoni tanto lunghe: in quest'epoca in cui il pop è più usa e getta che mai, perché non creare qualcosa di commerciale ma che può essere goduto comunque con la massima calma e attenzione?
Segue "TKO", secondo singolo estratto erede di "Mirrors". In questo pezzo ci si avvicina maggiormente a sonorità hip-hop pur non trascurando quella che è stata fino adesso la produzione di Timberlake.
Non si può ignorare nell'ascolto "Take Back The Night", un omaggio alla soul music anni '70 per poi cambiare registro con "Murder" - decisamente molto più di ispirazione ghetto style e tanto più oscura (dove un ironico Jay-Z se la prende con la pussy di Yoko Ono, addossandole le cause della separazione dei Beatles).
"Drink You Away", è la variazione al tema: chitarra acustica, dinamiche soul-blues per un brano dal ritmo incalzante ma che in realtà parla della fine di una storia che il protagonista non riesce a dimenticare nemmeno grazie a litri d'alcol.
Uno dei brani migliori, davvero.
Da applausi ci sono però, "Amnesia" (adoro quando Justin e Timbaland si cimentano con sonorità old style), e "Only When I Walk away". Quest'ultima, come ormai è stato sbandierato da tutte le parti, è stata campionata da un brano anni '70 dell'italianissimo Amedeo Minghi, ma è il risultato finale quello che conta: un godibilissimo pezzo pop con influenze rock (ma solo influenze, eh), e un finale da stadio con vuvuzela annesse.
Entrambi i brani sono la dimostrazione che quando Timberlake e Timbaland si cimentano nell'attualizzazione di sonorità vintage, riescono sempre a centrare il bersaglio.
Il finale viene affidato a "Not A Bad Thing"+"Pair Of Wings" (hidden track), che riassumono quello che in sostanza è stato il periodo passato con gli 'N Sync ma ri-attualizzato alla sensibilità dell'odierno JT.
Non sono due tracce propriamente in linea con quanto si è ascoltato fino adesso (in entrambi i dischi), dove ritmi soul e caratterizzazioni cupe sono matrice da cui si sviluppa tutto il lavoro ma non nascondo che, per quanto non rientrino tra i miei brani preferiti, smorzano decisamente l'atmosfera e permettono di ricominciare l'ascolto senza troppi intoppi o la sensazione che l'album non si sia mai concluso.

Dunque, tiriamo le somme come promisi nella recensione della prima parte di "The 20/20 Experience" (qui: http://loveformusicandbooks.blogspot.it/2013/04/the-2020-experience-recensione-justin.html).
Sommati, gli album raggiungono un livello davvero ottimo; un po' per la quantità esagerata di brani inediti rilasciati - 22 in meno di un anno non sono roba da poco - e dunque nella quantità è facile si nasconda la qualità per uno come Timberlake.
Un po' per la cura maniacale con cui entrambi gli LP sono stati prodotti: non una sbavatura, non un pezzo fuori posto.
Certo, presi singolarmente alcuni brani possono non convincere ma ascoltando i due album uno di seguito all'altro - ed è per questo che Timberlake ha rilasciato una versione completa intitolata "The 20/20 Experience - The Complete Experience" - si evince chiaramente l'intenzione di fondo che prevede l'omogeneità totalitaria dei due lavori. 
Ciò che Timberlake e Timbaland volevano mettere a segno era una contro-mossa che li riconfermasse signori assoluti del soul e dell'Rn'B moderni: se "FutureSex /LoveSound", possedeva le sonorità futuristiche da cui poi tutti hanno tratto ispirazione del corso degli ultimi sette anni, "The 20/20 Experience" - parte 1 e 2dimostra quanto sia ancora possibile lavorare con sonorità vintage - idee vintage - e riproporre un lavoro comunque moderno e coinvolgente. Di classe, godibile e raffinato come pochi altri. 
Per tutte queste ragioni si può quasi dire che ci troviamo di fronte al miglior album pop del 2013.

Per chiarezza, riporto le varie versioni uscite nel corso dell'anno di entrambe le due parti.

"The 20/20 Experience"
   versione standard
   versione deluxe
  versione vinile

"The 20/20 Experience - part 2 of 2"
  versione standard
  versione deluxe
  versione vinile

"The 20/20 Experience - The Complete Experience"

  versione unica 


lunedì 14 ottobre 2013

Anna Calvi, "One Breath" - Recensione

Anna Calvi -- One Breath

voto: ****

Di anni ne sono passati ben due dall'album di esordio. L'attesa più lunga mai affrontata, sul serio.
Sono diventata Anna-dipendente ascoltando il primo album che tutt'ora rispolvero con piacere ogni volta rinnovato e non vedevo sinceramente l'ora di poter ascoltare questo nuovo lavoro. Volevo sapere cosa ci fosse dietro l'hype spinto che è stato costruito attorno a questa nuova uscita, attorno a questa artista che a mio parere non necessita di tanti orpelli per farsi notare. Ma, si sa, l'industria discografica è diventata brava nel pubblicizzare belle ragazze e a seppellire la loro buona musica sotto tonnellate di fotografie patinate.
Arriviamo al dunque e parliamo dell'album.
E' il secondo album per eccellenza, quello che conferma all'interno di una carriera musicale se l'artista avrà futuro mercato o meno. In termini puramente economici, Anna è decisamente commerciale nell'ambito indipendente soprattutto in madre patria e in Francia.
La sua voce potente e il suo aspetto fisico intrigante, di certo l'aiutano molto a livello di marketing. Ma è la struttura dell'album quella che ci interessa in questa sede e di cui parlerò con sincerità.
L'album è ottimo.
Non ci sono storie di sorta; Anna comincia a essere l'artista matura e completa che ha sempre desiderato essere traendo ispirazione da più fonti e unendole sotto lo stesso stile.
Qui c'è Jimi Hendrix come sempre, ci sono i The Kills e c'è anche Sergio Leone con le sue atmosfere rarefatte ed eroiche da Spaghetti Western. Tutto funziona alla grande e questa commistione crea i sound più disparati alla mercé dei gusti più raffinati.
E' vero anche no, per esempio, che "Sunddently" pare una out take da "Anna Calvi": forse sarà un pezzo ritmato alla "Blackout" ma lo xilofono che ben si distingue in sotto fondo, è una novità assoluta. Si ritorna alle vecchie glorie con "Eliza" (comunque un brano eccellente), è vero ma, dalla traccia successiva avviene il capovolgimento. "Piece by Piece" è così delicata che non pare nemmeno scritta dalla Calvi: mancano le quasi onnipresenti schitarrate (!), il down tempo viene sintetizzato e la voce è ridotta a un sussurro per tutto il brano. Qui Anna si avvicina moltissimo alla sensibilità tipica del duo anglo-americano The Kills, con i loro brani sotterranei e viscerali.
Forse il brano più ispirato del lotto è l'onirica "Sing to Me"; capolavoro di un sentimentalismo inaudito, mai zuccheroso ma sempre glorioso nella sua orchestrazione (ecco il Sergio Leone di cui parlavo prima), piena e d'impatto.
Anche la voce di Anna è particolarmente ispirata in questo nuovo lavoro, prendendo a piene mani dal repertorio di Edith Piaf e riproponendocelo in versione 2013, dimostrando di aver interiorizzato al massimo la lezione della chanteuse francese. 
Non manca di stupire nemmeno "Carry Over Me" con la sua coda finale di archi che chiude il brano in toni quasi di sogno per non parlare della sensualità intrinseca di certi pezzi come "Bleed Into Me" ("(...) go deeper, deeper, deeper").
E anche se sono in maggior numero i brani "lenti" e introspettivi rispetto a quelli arrabbiati o che richiamano la cavalcata delle Valchirie alla "Susan and I", per tutto l'album aleggia un'aura di grandiosità ed eroismo che ormai è sedimento principale del sound della Calvi.
Perfino nei titoli c'è dell'epica come in "Tristan"; ritmo sostenuto, rabbia nella voce e accordi che colorano il brano di accesa rossa passione. Impossibile non farsi trascinare.

Mentre l'esordio fu una magistrale dimostrazione di talento quasi chirurgicamente perfetto, il secondo LP è una caduta libera verso la consapevolezza di sé, della propria arte e di quel lato oscuro e intenso che risiede in ognuno di noi e che Anna ha deciso di esorcizzare mettendo in musica. Il lato gotico della Calvi viene qui messo in pieno risalto - come una sorta di luce che va ad illuminare le parti in origine oscure - nella voce resa raschiante dagli effetti sonori, dalle corde della chitarra tese a creare riff secchi e incalzanti, dalla batteria che pesta ogni colpo con rinnovata ira.
La furia di Anna non si è calmata: è stata invece incanalata verso il dolore.
"One Breath", sta per quell'attimo prima che tutto cambi - non importa se in positivo o in negativo, fa comunque paura e da un senso di vertigine. Anna ci invita ad affrontarlo come un regalo perché ci renderà più forti in un modo o nell'altro, così come è successo a lei.



Ascolti consigliati: "Sing to Me", "Tristan", "Carry Me Over", "Bleed Into Me".