giovedì 4 aprile 2013

Laura Jansen - "Elba"; un album dedicato alla nostra isola.



Laura Jansen--Elba
voto ** 1/2

Sono indecisa nel definire il genere musicale che quest'artista abbraccia; pop-chic? Cantautorato di nicchia? Elettro-pop? In ogni caso, sia che siate suoi fan o meno, è impossibile negare che la ragazza non sia etichettabile.
Punto a favore.
Che poi non sia particolarmente innovativa e originale, è un altro elemento in evidenza all'analisi.
1 a 1 per me.
In Italia è praticamente sconosciuta non solo radiofonicamente ma anche sulla rete, nei canali più indipendenti e sulle pagine di recensione musicale.
Non sono riuscita a trovare praticamente nulla sul suo conto se non la pagina su "san" Wikipedia che spiega di come la fanciulla sia di origini olandesi ma naturata in America e che da lì sia partita la sua carriera musicale oltre oceanica, grazie alla delicata cover di un brano dei Kings of Leon (Use Somebody, per la cronaca), seguita da un primo album di inediti intitolato Bells.
A Laura piacciono i titoli brevi e quindi eccola tornare quest'anno con Elba, sua seconda fatica composta da undici tracce altalenanti. Qualcosa di buono c'è in fondo, ma affoga dietro a suoni sintetizzati che a mio modestissimo parere, poco o nulla azzeccano con la delicatezza innata in questa fanciulla e ciò che vuole dire.
La prima traccia, The Lighthouse, parte e io penso: "Ohcristogesù, ma che roba è? Tylor Swift in salsa indie?". No, per fortuna e a sprazzi le due si riescono anche a distinguere ma nel complesso, il brano delude le aspettative. Arriva il turno di passare al macero per Queen of Elba brano radio-friendly e tralasciabile; non è malvagio, beninteso che è preferibile - tanto per proseguire con il paragone - a una 22 Swiftiana, ma ancora non ci siamo perché io possa gridare "al miracolo!".
Finalmente cominciamo a ragionare quando inizia il terzo brano, Goldie: è sempre sull'allegro-moderato (!!), ma ha una qualità in salita, più intensa e articolata.
Finalmente vedo la luce in fondo al tunnel quando ascolto A Call To Arms, intensa ballata al pianoforte che nel ritornello prende forza con il featuring di Ed Harcourt ma da sola non basta per spazzare via lo scivolone stilistico del brano che apre l'LP.
Molto graziosa e già più accettabile, una Little Things (You), che cerca di infondere buonumore riuscendoci e che si ispira liberamente alla produzione di Florence&The Machine nel ritornello corale e pomposo.
Anche Same Heart si piazza tra i brani salva-vita che Laura Jansen è riuscita a sfornare per questo album; non un diamante certamente, ma molto più accettabile di brutture come Around The Sun o la cover di Smalltown (Come Home), senza un capo né una coda e senza il minimo cipiglio di originalità. Specie per l'imperdonabile cover dei Bronsky Beat  - Smalltown (Come Home), per l'appunto - a cui come primo epic fail cambia titolo, poi la riduce ai minimi termini in questo rifacimento scombussolato di un capolavoro anni '80 intoccabile se almeno non provi a reinventare un po' e a dare quel qualcosa in più che altrimenti rischia di far passare il brano per una session di prova in studio. Poco impegno e poco onore al pezzo originale.
Già un pochino meglio in chiusura Light Hits The Sun - sperimentale e delicata in giusta misura - insieme al duetto Paper Boats e Pretty Me: la cosa che fa rabbia e ridere al contempo, è che proprio all'undicesima traccia Laura Jansen, pare svegliarsi - ricordandosi chi è e che cosa fa - e crea qualcosa di indimenticabile, che lascia un segno profondo nell'ascoltatore. La ballad Pretty Me è un gioiello in chiusura di un album mediocre, che lascia senza fiato per la dolcezza della melodia e la crudezza delle lyrics: "Two bags, a ticket, a couch in L.A. Nothing left to prove, finally something to say (...)But I got no job, I got no car, no Driver's License, no cash, no savings, no heath care, no furniture, no place to live, no RIA (...)".

Forse la nostrana isola d'Elba, ha ispirato l'artista solo per musicalità del nome perché non colgo gli elementi che possano collegare questo LP con il suo titolo. La discontinuità è presente, alla luce della mia analisi, anche all'interno della tracklist che presenta momenti di bassezza quasi inquietanti a picchi di intelligenza e novità a sprazzi.

Laura, riprovaci con il terzo album, lo aspetterò, lo giuro, ma almeno se ti può aiutare ricomincia scegliendo un titolo un po' più sensato!


Tracklist completa:

  1. The Lighthouse
  2. Queen Of Elba
  3. Goldie
  4. A Call To Arms (ft. Ed Hacourt)
  5. Little Things (You)
  6. Same Heart (ft. Tom Chaplin)
  7. Light Hits The Room
  8. Around The Sun
  9. Smalltown (Come Home)
  10. Paper Boats
  11. Pretty Me

 
 


Hope Valentine.




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