lunedì 11 marzo 2013

"Asile's World" di Elisa; un magnifico album alternative

Elisa--Asile'World

voto: *** 1/2

A volte ritornano.
Direttamente dalle brume della memoria del mio personale passato.
Avevo poco più di 12 o 13 anni quando rimasi folgorata dalla vincitrice di San Remo 2001; una giovanissima di nome Elisa che presentava una canzone "misteriosa", stravagante ma bellissima ed intensa.
Corsi a comprare subito l'audio-cassetta(!), dell'album ma solo per il puro piacere di riascoltare il brano vincitore del Festival più e più volte. Ignorai quasi completamente il resto dei brani che erano troppo difficili per una tredicenne da capire. Ora con il senno di poi, oserei dire che erano brani 'alternative'.
Passati dodici anni - sembrano un'infinità - riscopro finalmente questo secondo lavoro di Elisa, come uno dei più belli da lei mai prodotti e forse uno dei migliori del panorama musicale italiano. Senza dubbio è stato un LP un po' snobbato già allora e quasi sicuramente ora dimenticato dai più ma in questo lavoro la Toffoli ci si era cimentata talmente tanto da riuscire a dare all'intero lavoro uno spessore non da poco e a differenziarlo completamente sia dal suo precedente lavoro (Pipes & Flowers), che da quelli a venire. Merita almeno un 'revival'. O come minimo un'ascoltata e via, prima che vada definitavamente nel dimenticatoio. Io provo, dal canto mio, ad evitare che ci si dimentichi di un simile ottimo lavoro - a prescindere dalla qualità delle produzioni successive della stessa artista.

Ecco la tracklist della riedizione (quella con le grafiche rosse):

  1.  Luce (Tramonti a Nord Est)
  2. Gift
  3. Chameleon
  4. Happiness is Home
  5. Asile's World
  6. Seven Times
  7. Upside Down
  8. A Little Over Zero
  9. Creature
  10. Just Some Order
  11. Come and Sit
  12. Happiness is Home (Elisa's Remix)
  13. Tic Tac
  14. Little Eye
  15. Come Speak to Me
  16. Asile's World (Bedroom Rockers Remix)
Farei una recensione track-by-track perché dare un giudizio complessivo di un lavoro di almeno dieci anni fa non avrebbe avuto senso, potevo evitare di annoiare tutti con questo articolo fin dal principio! Altrimenti, saltate il pezzo centrale dell'articolo e ci rivediamo alle conclusioni finali...

Recensione track-by-track:

Luce (Tramonti a Nord Est); dire che questa canzone è un capolavoro di melodia e testo, è farle un dispetto (sia a Elisa che alla canzone). Questo brano è ma-gni-fi-co! Le immagini evocative che Elisa usa per descrivere la fine di un amore sono paragonabili solo a quelle di una poesia: "(...) siamo luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra, su nuovi giorni in una lacrima. Ascoltami".
Mi vengono i brividi anche solo a trascriverla. E la limpidezza con cui l'artista canta queste strofe, è da ascesi... quasi come se trascendesse la sofferenza per passare a un nuovo piano di consapevolezza, dove il dolore non è più qualcosa che la riguardi.
Da notare i ritmi "tribali" che scandiscono le strofe per poi trasformarsi nella meravigliosa costruzione di archi nell'inciso di matrice orchestrale. E' il brano che più si discosta dal concept dell'intero album ma non per questo è da considerarsi "fuori tema"; è semplicemente una piccola parentesi tra le sonorità elettroniche e sperimentali che caratterizzano tutto il lavoro.

Gift; il primo singolo estratto da questo album (prima ancora di Luce), è forse uno dei meglio riusciti di questo LP per mix di sperimentazione e commercialità. Dedicato alla madre - ma non solo alla sua, ma più generalmente alle gioie/difficoltà di essere genitrice - è con questo pezzo che cominciamo ad addentrarci nel mondo di Elisa. Beat continui e sound da quasi rave-party, sono gli ingredienti principali, che ritroveremo con ritmiche ogni volta diverse, per il resto del lavoro. Da qui, comincia il viaggio vero e proprio.

Chameleon; ecco il mio brano preferito. Il punto di rottura con tutto ciò che è venuto prima. I vocalizzi all'inizio del pezzo ricordano sinistramente quelli iniziali di Labyrinth, ma più sommessi, ancestrali... monotoni e intimi. Denotano il "passo indietro" dell'artista che anziché aprirsi all'ascoltatore con potenti echi rock, qui lo prende per mano e lo trascina nelle pieghe oscure della sua personalità contorta - così come lo è la produzione di base: beat cupi e sonorità basse che avvolgono e abbracciano la voce rotta e oscura di Elisa. E lei canta, dolcemente: "I hold a chameleon in my heart, disatrous and divine. And I'm never alore and he is my guide, I'm never alone and he is my guide".

Happiness is Home; brano "catchy" (rispetto al resto dell'album quindi, è una definizione a dir poco approssimativa), e non esagaratamente intenso da un punto di vista psicologico. Elisa qui decanta la gioia di essere a casa e della libertà che prova nel vivere tra quelle quattro mura. Concetto che ben si sposa con la personalità di chiunque sia un minimo introverso e timido; questo pezzo ha ancora una volta però, per quanto non brilli in modo particolare, la spiccata capacità di trascinare ancora più a fondonel mondo della Toffoli e di fartici immergere completamente. Da mettere in evidenza i cori molto vicini al gospel che sono stati affiancati alla voce solista di Elisa; in realtà sono solo più registrazioni sovrapposte della voce della stessa Toffoli ma l'effetto "esplosione di sound", è garantito.

Asile's world; come la canzone precedente, anche questo brano non brilla di luce particolarmente intensa, per costruzione melodica e produzione... addirittura mi piace di più il remix (stessa cosa accade per la precedente Happiness in Home). Ma il testo non è male per niente; rivolto alla sorella, vista quasi come un'opposizione alla sua natura introversa, le canta di come nel suo mondo tutto sia più bello e acquisti un colore ben diverso da quello reale. Chiede di essere capita per una volta e di smetterla di guardarla con quello sguardo misto di sufficenza che nasce dal timore di ciò che non si comprende appieno.

Seven Times; la più morbosa e sotto tono, in un certo senso, dell'album intero. C'è veramente poco da dire perché qui Elisa adotta felicemente il modo di dire "less is more". Semplice, anche un po' ripetitiva (le parole "love" e "hate", vengono ripetute quasi in loop), un martello nella testa come quei violini tirati che accompagnano il ritornello... la voce caracollante e sospirante verso il finale sospeso. Bella e intensa.

Upside Down; ariosa e fresca, la più leggera e leggiadra dell' LP. In questo brano si percepisce di più la vera età di Elisa - all'epoca ventunenne - nell'immaturità acerba della voce e la sua capacità di produrre brani variegati e molto diversi uno dall'altro come se ancora non avesse ben chiaro chi vuole essere e quale strada intraprendere per meglio esprimersi. Se Seven Times o Chameleon sono due perle nere di oscurità, qui Elisa ribalta le carte in tavola e ci mostra l'altro lato della sua personalità: e dunque spazio a una bella serie di accordi di chitarra in apertura e largo ai colpi di batteria e piatti negli incisi dove la nostra - quasi con un sorrisetto soddisfatto - solfeggia leggera, leggera: "Up-up-up-si-de down!".

A Little Over Zero; la ballad classica che non poteva mancare in un lavoro del genere, dove "introspezione" è il motto. Lenta, posata, mai troppo fuori dalle righe - nemmeno nel cantato - esprime tutta la fragilità di Elisa, tutta la sua incapacità di ergersi sopra quelle debolezze che ti rendono tanto insicuro, che ti differenziano dalla massa. Non c'è serenità per coloro che hanno deciso di porsi delle domande e di camminare finché la strada della vita lo permetterà, senza cedere alla tentazione di farsi somministrare verità preconfezionate. Ma tutto questo si riflette nell'animo del singolo, come in quello di Elisa, e la battaglia continua contro l'uniformarsi a volta presenta delle buche ed è in una di queste che la Toffoli è caduta dentro. E qui, riesce a esprimere tutta la delusione verso sé stessa e la sua impotenza. Bellissima.

Creature; forse il brano che più si ispira ai lavori di Bjork. Con un incipit molto "orientaleggiante" - passatemi il termine per cortesia! - in apertura e che poi si ripete negli incisi, il brano è molto intimista e dal testo ermetico. A dirla tutta da quello che ne ho capito io e secondo la mia sensibilità, qui la Toffoli semplicemente voleva mettere in risalto il suo rapporto stretto con la terra natìa, che ama alla follia (ricordate? ritorna anche in una strofa di Luce: "(...) sui tramonti della mia terra, su nuovi giorni".
Esotico e molto più intimo di quello che lasci a intendere, il brano in questione è tra i miei favoriti.

Just Some Order; e qui Elisa mette a nudo le sue "psicosi". La richiesta è tra le più normali e, quella di avere ordine attorno a sé, è di per se un bisogno primario in una persona precisa, poco socievole che vive per lo più di emozioni: queste ogni tanto prendono il sopravvento e dunque si arriva alla necessità di fare piazza pulita per schiarire le idee... "All I have is courage and feel, these thoughts they don't wait". Di per sé la melodia di questo pezzo non è tra le più ricche; è forse quella tra le più minimalisite (Elisa ama molto il less is more! E' sempre più una conferma), con beat elettronici piuttosto soft. Mai rude nemmeno nei vocalizzi che la rendono, in summa, una canzone molto piacevole.

Come and Sit; sperimentazione, auto-controllo e grazia: sono questi i primi tre aggettivi che mi vengono in mente ascoltando questo pezzo. Secondo brano ispirato alla produzione di Bjork dove anche il cantato presenta dei momenti di calma piatta e monotonia con esplosioni d'isteria controllata e tensione tangibile seguite da fraseggi dilatati ed equalizzati perché ricordino un'eco. Sembra sempre di stare sul filo del rasoio in questa canzone dove si parla del rapporto con l'altro (che non è per forza il proprio amante).

Happiness is Home (Elisa's Remix);  ci voleva proprio quel pezzo che spezza un po' il ritmo a rilento dell'ultima parte dell'LP.
Qui Elisa si diverte proprio a caricare i beat e a renderli un pochino più pesanti e ravvicinati rispetto alla media dell'album, ma era necessario se si voleva dare un taglio diverso al brano che nella versione originale è fin troppo "civettuolo" - posso dirlo?

Tic Tac; di nuovo effetto loop ma questa volta usato per esprimere un senso d'urgenza. Il tempo scorre e scivola ma la musica rimane ed è il primo amore e il migliore. E non importa quanto si possa essere strani, lei ti amerà comunque. Non importa quanto si sia stanchi dopo una giornata intera passata tra mille difficoltà, c'è sempre posto per la musica.
Anche in questo pezzo Elisa non esagera con le sonorità e confeziona una canzone graziosa e leggera. E' sempre l'elettronica e la sperimentazione a fare da padrona ma utilizzata con grazia tanto che, se proprio non si ha voglia di fare gli intellettualoidi su un pezzo così nevrotico, la si può serenamente inserire in una playlist che serva anche solo per creare un sound in sottofondo per una serata di relax.

Little Eye; ed eccoci fare  ritorno nel mondo sabbioso e bruciante di Chameleon. I ritmi sono tribali e lo-fi e suggeriscono una sorta di danza della pioggia del futuro: quasi un esorcismo. Quali paure Elisa debba esorcizzare non è dato sapere con esatteza ma sono tante, e la ricerca interiore non si ferma. Eclettica come poche questa cantautrice dimostra ancora una volta un'amore per queste sonorità ancestrali, quasi preistoriche, per parlare del modernissimo disagio dell'animo umano.

Come Speak to Me; da qui in poi, scivoliamo verso il finale e verso la chiusura degna dell'album. Elisa stessa si rende conto che è ora di ridare un po' di carica all'ascoltatore ormai "percosso" dai colpi bassi inferti dagli ultimi pezzi e quindi ci prone di staccare un po', con la versione in inglese di Luce (Tramonti a Nord Est). La traduzione che ne è stata fatta in italiano (curata da Zucchero Fornaciari, tra l'altro), rimane abbastanza fedele al testo originale anche se alcune strofe sono state modificare per renderle più musicali, il concetto di base non cambia: "Come speak to me, easy like hands on skin. Come speak to me, easy like sky on earth".

Asile's World (Bedroom Rockers Remix); sessione di fiati e ritmi jazzati per il remix della canzone che porta a conclusione questo viaggio.
Carica e melodica, un remix più adatto al concetto che il testo vuole esprimere. Di sicuro questo remix mette più allegria di quanto non faccia la versione originale.
Ed era necessario concludere con questa versione remixata perché nonostante la tristezza e le insicurezze attraverso cui abbiamo viaggiato, il capolinea è però sereno e porta conforto: quello del calore e dell'intimità della nostra mente e delle nostre fantasie che a dispetto di tutto hanno la possibilità di rimanere rosee.


Eccoci arrivati alla fine; piaciuto il viaggio?
Non l'ho mai specificato ma ad ogni mia recensione track-by-track, mi piacerebbe che ci fosse il sottofondo musicale creato dai brani che sto recensendo. Renderebbe meglio l'idea.
Le parole raggiungono un certo tipo di sensibilità ma per tutto il resto, sono limitate e limitanti.
Per questo vi dico: date una possibilità a questo vecchio LP, perché ne vale la pena. Lasciatevi condurre da una immatura Elisa tra le pieghe della sua personalità contorta ma limpidissima: è tutto nero su bianco, dai testi alle note sul pentagramma.
A volte un viaggio nel passato aiuta a capire meglio il proprio presente.

Hope Valentine.

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