giovedì 21 febbraio 2013

Il Canone Inverso e la dissociazione della psiche

Paolo Maurensig--Canone Inverso
*piccola nota d'obbligo: conviene aver letto il libro prima di procedere con la lettura del seguente articolo! Non fate quelle facce e mettetevi all'opera; sono poco più di 150 pagine!


Non ho la minima intenzione di leggere per una seconda volta questo romanzo perché non desidero farmi del male.
Non che la lettura sia stata spiacevole o poco comprensibile.
Semplicemente non sento la necessità, al momento, di rituffarmi nelle brumose strade di una Vienna un po' antica e artificiosa che ricorda una di quelle giostre luminose a cui ogni tanto volevamo andare da bambini e che vedevamo nelle piazze delle nostre città periodicamente. Non ho ancora realizzato con chiarezza se voglio avventurarmi in una di quelle taverne dalla vita notturna molto alcolica per ascoltare uno di quei musicisti ambulanti, figura che ai giorni nostri non popola più quelle vie.
Il talento musicale e l'agonia passoniale con cui si spende la propria vita nel tentativo di raggiungere la perfezione assoluta sono le linee guida di questo romanzo molo breve ma denso. Nebbioso e fosco; questo è il primo ricordo a ritroso che si ha una volta conclusa la lettura.
Quello che voglio dire è che di base Paolo Maurensig costruisce una storia piacevolissima e scritta in modo magistrale ma che pesa un po' sulla coscienza per svariati motivi. Primo tra i quali, quando chiudi il libro dopo l'epilogo finale non sei ben sicuro di aver capito la trama e di aver colto tutti i dettagli sparsi qua e là.
Poi ci ripensi e capisci che in realtà nulla faceva presagire quel totale sconvolgimento della trama e ti consoli.
Ci pensi a mente fredda passati due o tre giorni e capisci che questo romanzo altro non è che un mascheramento: l'argomento "musica" in sè per sè non è altro che il sigificato che maschera il vero significante. In realtà Maurensig non sta parlando della lucida follia con cui persegui certe passioni e certi obbietivi ma della follia vera e propria: quella che è da considerarsi distorsione della percezione mentale della realtà.
Dopo varie ricerche su Internet questo concetto mi è stato ancora più chiaro. Mi spiego meglio.
Il canone inverso, oltre a essere il titolo del romanzo ne è anche il concetto portante, oltre che una tecnica compositiva in musica che prevede il ripetersi della stessa struttura ma in tonalità diversa. Uguale ma diverso. Un'unica persona, divisa in due entità.
Ma facciamo una breve sintesi della trama (se possibile).
Londra: ad un'asta di Christie's un misterioso compratore si aggiudica a un prezzo relativamente conveniente un violino - si presume uno degli ultimi creati - opera del maestro liutaio Jakob Stainer.
La sua particolarità è quella di riprodurre al posto della tipica forma a chiocciola, una testa umanoide dai tratti grotteschi e spaventosi.
Un misterioso uomo, avvicina il compratore e gli spiega che se fosse nelle sue facoltà economiche comprerebbe subito quell'opera d'arte sopprattutto perché è legata a un uomo, incontrato anni prima a Vienna, che gli ha raccontato una storia particolare e triste al tempo stesso e che non è più stato in grado di togliersi dalla testa.
La storia comincia con un icontro casuale in un locale viennese come tanti altri, dove l'uomo misterioso sente suonare per la prima volta colui che si presenterà poi come Jeno Varga; sorpreso e anche invidioso, gli chiede di suonare la "Ciaccona" di Bach, pezzo famoso per la sua grande difficoltà tecnica e che il signor Varga esegue con innata maestria. A seguito di questa piccola 'sfida', l'uomo misterioso rimane così colpito dal violinista che accetta di ascoltarne la storia: come può un musicista così bravo da meritare un ruolo da solista, suonare in bettole e locali sconosciuti? Si viene quindi catapultati tra i vicoli di Vienna e nel bel mezzo della storia di Jeno Varga, giovane e promettente violinista la cui carriera e vita, sono stati rovinati da una serie di vicissitudini legate alle sue misteriose origini.

Dalla storia del giovane Jeno, ha inizio l'espediente principe utile nel viaggio all'interno della psiche - e delle psicosi - dell'uomo moderno.
Origini genealogiche taciute, un talento immenso coltivato tra le mura di una scuola d'arte che assomiglia più a una caserma militare dove l'ego e il talento vengono schiacciati come mosche su una parete. Un amore impossibile e mai realizzato, delicato come un fiore; che rimane un ideale di perfezione sentimentale/artistica a cui tendere piuttosto che una relazione passionale. La seconda guerra mondiale e l'avvento delle leggi raziali in sottofondo a una vicenda così distorta che a metà libro, nel punto in cui i nodi iniziali cominciano a dipanarsi, il lettore ha la netta sensazione di averne compreso il finale per poi rimanerne completamente interdetto.
Il dubbio filosofico sull'immortalità che attanaglia l'uomo da sempre. Il disperato bisogno di sapere che tanto talento venga tramandato ai posteri facendone così del portatore, una creatura immortale.

Indubbiamente, gli ingredienti per un libro ben scritto ci sono tutti; non fosse per la crudeltà sistematica con cui l'autore ne porta avanti le fila, fino al proscioglimento finale, sarebbe anche godibile. Eppure quel senso di oppressione, la certezza di un dettaglio che ti sta sfuggendo, accompagna il lettore per tutta la vicenda. Un po' come essere un fachiro e stare seduto su un tappeto di aculei. Sai che male.
Infine, quello che inizialmente poteva sembrare un romanzo dai tratti romantici, delicati e musicali (viste le tematiche trattate e gli excursus filosofici che vengono assegnati ai vari personaggi in scena), si rivela essere un freddo trattato logico - la musica stessa e le sue strutture sono fatte di logica e tecnica - dove la musica è solo il pretesto per introdurre un romanzo psicologico.
Piano piano, la concezione logico-matematica che l'autore ha della musica si fa sempre più evidente (auotore che è identificabile con il misterioso viaggiatore che si ritrova ad ascoltare la storia di Jeno e che quando ne fa la conoscenza, gli chiede di suonare proprio... guarda un po', la "Ciaccona"); e perfino lo stile narrativo risente di tecnicismi asettici che trasformano le poche descrizioni presenti in aggiunte necessarie al fine ultimo. Stringato e poco incline alla logorrea (al contrario della sottoscritta), questo è il tratto distintivo dell'opera.
Alla fine, diventa chiaro come la struttura del canone inverso a cui il titolo fa riferimento, sia un suggerimento su come leggere il romanzo e sulla duplicità che ne distingue i tratti principali ma con l'intenzione di una vicenda narrata su piani psicologici diversi.
Non so se il concetto sia chiaro, perfino io sono confusa... forse sto cercando trame secondarie che non ci sono.
E pure, sul finale strano - e staniante - in cui si scopre che il narratore Jeno Varga (che non si chiama Jeno ma Kuno e non più Varga ma Blau) è un personaggio psicotico e afflitto da disturbi dissociativi della personalità, cominciano a sorgere i primi dubbi.
Innanzitutto questa sua piccola peculiarità non ne fa un narratore affidabile: è tutto vero ciò che racconta ("Fight Club" di Palaniuck insegna!)? O si tratta del delirio di onnipotenza di una persona che crede di essere qualcun'altro completamente estraniata al suo vero Io e assoggettata alla personalità dell'amico scomparso e predominante? Jeno Varga - che su un primo momento ti viene quasi Dickensianamente presentato come un povero sfortunato che costruisce da solo il suo futuro - è realmente il personaggio quasi remissivo che Maurensig ci vuole far credere o è l'artista pieno di sé e certo del proprio talento ma contro cui la vita è stata ingiusta, così come ci viene descritto nella seconda personalità di Kuno?
Come si capisce, non ci ho capito niente. O forse si tratta di una storia a libera interpretazione, con significato duplice o multiplo!
Oppure ancora, non è altro che una storia un po' complessa che crea una gran confusione nel lettore.

L'ho detto; per il momento non ho intenzione di ricominciare a leggere questo romanzo dal principio: badate, mi è piaciuto e lo consiglierei ma solo a chi sono consapevole che possa apprezzare il genere.
Per tutti gli altri: lasciate perdere se non avete intenzione di perdervi in congetture complicate che faticherete a spiegare... come fa la sottoscritta!


Hope Valentine.












Nessun commento:

Posta un commento