sabato 19 gennaio 2013

I miei dieci migliori ascolti indie/alternative del 2012. Piccola chartpersonale e molto, molto ufficiosa.

Dal titolo è chiaro che non troverete dei nomi comuni, lo specifico da subito.
In più la lista di questi primi 10 album che mi hanno affascinata e tenuta con le cuffie incollate all'orecchio per tutto, o quasi, lo scorso 2012 è mia personalissima e non c'è nulla che derivi dalle varie "Worldwide Charts" etc., sempre che esistano. Quindi niente pop music, niente nomi troppo conosciuti, niente ritmi discotecari.
E soprattutto: non sono laureata in musica e non sono una critica musicale.
Trattasi di una lista di ascolti personali che rispecchiano i miei gusti per cui non voglio vedere sulle vostre facce espressioni che dicono "Ma io questi qui non li avrei nemmeno messi". Oppure: "Ma perché non ha messo questo o quell'altro artista!".
O ancora: "Ma chi cavolo è questa gente?".
Io vi ho avvisato in anticipo!

Ho voluto stilare questa lista di 10 album più interessanti usciti nel 2012; alcuni sono vecchie conoscenze alla prima esperienza da solisti, altri sono al primo album d'esordio. Altri ancora si erano già fatti conoscere in passato ma hanno preferito passare qualche anno nel silenzio prima di tornare sulle scene musicali con nuove proposte.
Il giudizio si basa sull'insieme che ne risulta dall'album, dall'armonia che tutte le canzoni ivi contenute creano e dal numero di pezzi meglio riusciti contenuti in un solo LP.
Non ci saranno grandi nomi ma solo artisti perlopiù sconosciuti nel mainstream, perché mi piace "farlo strano" e far conoscere nuove leve alla gran massa.
Alcune scoperte vanno condivise!


Soap&Skin--Narrow
10. Soap&Skin--"Narrow"
Partiamo con qualcosa di rilassato ed estremamente alternative. Sarà la voce di questa ragazza così calda e straziante al tempo stesso. Saranno le costruzioni melodiche che mescolano suoni sintetizzati e beat crudi a melodie al pianoforte che mi hanno colpita fin da subito, fatto sta che è stato amore a primo ascolto. E dire che non ne avevo mai saputo niente prima di incappare per caso in questa produzione, ficcanasando qua e là tra le nuove uscite dell'anno.
A tratti isterico, a volte dolce come miele i toni di questo album sono poco convenzionali.
I suoni ruvidi aggiunti durante la produzione che mi ricordano molto una recente pubblicazione di Feist (il suo "Metals", per la precisione), mi hanno fin da subito incuriosita e spinta verso un secondo e poi terzo ascolto, e così via. Quel qualcosa di primordiale, come i vagiti di un bambino: il suono che la voce stessa di Soap&Skin a tratti mi ricorda. La ragazza, è speciale.
Da ascoltare in relax, con un bicchiere di vino in mano. Oppure in una serata invernale in cui vogliamo cullarci nelle pieghe dell'essere umani.
Ascolto consigliato: "Voyage, Voyage", i pesanti sinth di "Deathmental", per poi farsi cullare da "Cradlesong" e "Wonder".


Cat Power--Sun
09. Cat Power--"Sun"
Da qualcosa in low-tempo si passa a qualcosa di... complicato! Beh, Chan Marshall è famosa per non essere una donna lineare e prevedibile e dopo un album di inediti pubblicato ormai quasi sei anni fa, quasi accantonate la depressione e delusioni sentimentali, ritorna sconvolgendo il suo stile ormai consolidato di chanteuse du mal vivre.
Non che sia diventata improvvisamente allegra e positiva; ha sempre quel malessere che va espresso nei bassi distorti e nei testi complicati, nelle ritmiche a singulto che ci propone in questa sua nuova fatica.
Inoltre non è proprio vero che il suo stile ne viene sconvolto: in realtà si partiva da quello – chitarra alla mano, pochi accordi stiracchiati – solo che poi è stato remixato da Philippe Zdar (Cassius), e il risultato è questo prodotto molto innovativo, mai stancante.
Provare per credere, anche per chi non si è mai approcciato a miss Marshall.
"Cherokee", "3, 6, 9", "Human Being", "Peace And Love": un po' ci ricordano il passato e un po' fanno un salto verso il futuro.
Lunghissima, ipnotica ma imperdibile: "Nothing But Time" ft. Iggy Pop.


Ty Segall--Twins
08. Ty Segall--"Twins"
Psichedelia portami via! E questo è solo il primo dei due album che pare uscito dagli anni '70 che vi proporrò (e non sono particolarmente fanatica del genere).
Questo terzo lavoro nel corso del 2012 per il nostro Ty, è il primo da solista e spero non l'ultimo. Che gli venissero più spesso questi lampi di genio che durano sì e no tre minuti ciascuno! Fresco, ben fatto, acido e garage fino in fondo.
Anche 'estivo' se vogliamo; sento già le endorfine che si propagano lungo le mie vene. In più ha il potere di catapultarti direttamente sul Golden Gate di San Francisco che non è da tutti.
Di duri e crudi ce ne sono tanti, ma di così bravi e con un senso estetico così spiccato, ce ne sono di contati.
Il caos è solo apparente benché a un orecchio poco allenato la cosa possa non sembrare evidente (e ho anche fatto la rima).
E poi, una strizzata d'occhio ai Nirvana, non fa mai male.
"Thank God For Sinners", "Inside Your Heart", "Would You Be My Love", "They Told Me Too", "The Hill", vi faranno capire perché questo festival della psichedelia mi piace tanto.


Mumford & Sons--Babel
07. Mumford & Sons--"Babel"
Mi erano mancati questi quattro allegri ragazzi di campagna! Per quanto questo lavoro mi ricordi molto le sonorità del predecessore ("Sigh No More"), e quindi delinei un'evoluzione pressoché inesistente, non ho potuto rinunciare ad ascoltarlo, ascoltarlo... e ascoltarlo.
Niente da fare, accidenti a loro e a quel banjo scatenato che li accompagna ovunque vadano! Non riesco a fare a meno di voler ballare come una pazza indemoniata al ritmo della loro gioia.
Ed è questa la grande bellezza di questo lavoro: il mondo è una Babele confusa, culture, idiomi, sentimenti diversi si mescolano indistintamente ormai ma, non si può fare a meno di vivere quest'esistenza con speranza, forza e un sorriso stampato in faccia.
Avanti così!
Consiglio in particolare:"Babel", "I Will Wait", "Lover's Eyes","Hopeless Wanderer", anche se come album va ascoltato proprio tutto per calarsi fino in fondo nel sound inconfondibile di questa band inglese.


Jake Bugg--Jake Bugg
06. Jake Bugg--"Jake Bugg"
E io detesto gli album omonimi degli artisti.
Questo ragazzino di appena diciotto anni, è un novellino che si atteggia a grande artista. Ma lo fa con una convinzione e una bravura che quasi ci sono cascata.
In verità l'album è un piccolo gioiello di bravura che trasuda da ogni nota e tanta, tanta immaturità musicale e compositiva che però – se avviato sul giusto cammino – promette di fare storia.
Ecco questo giovanissimo nuovo Elvis Costello, o anche giovanissimo signor Zimmerman se proprio vogliamo dare ragione alle critiche mondiali, che promette di regalare un sogno.
L'album andrebbe ascoltato tutto nelle sue influenze alla Simon&Garfunkel, molto acid-folk o più semplicemente folk-blues, ma i pezzi che vanno assolutamente passati in rassegna almeno una volta sono "Lighting Bolt", "Simple As This", "Country Song" e "Trouble Town" – quest'ultima soprattutto per capire quanto lo sguardo al passato di questo giovane artista, prometta un futuro luminoso.


Tame Impala--Lonerism
05. Tame Impala--"Lonerism"
Probabilmente se avessi avuto venticinque anni negli anni '70, avrei fatto quanto in mio potere per partecipare ai concerti di Woodstock. E dopo le mie preferenze musicali confermate da questa lista, non vi sono più dubbi.
Anche i Tame Impala sembrano arrivare da un viaggio acido dall'epoca della Peace and Love culture, eppure occupano un gradino più alto rispetto a Ty Segall che comunque ha rilanciato il genere nella sub-culture generation. Perché? Perché siamo di fronte a una band comunque innovativa che cerca il nuovo in ogni sound che produce, in ogni riff di chitarra accennata, a ogni tocco della tastiera il cui suono è distorto al massimo.
La cosa divertente è che sembrano comunque una sorta di Pink Floyd vestiti secondo la moda del XXI° secolo che si incontrano con i Beatles nella loro fase più psichedelica, con le stesse sonorità distorte e allucinate ma con una batteria onnipresente a volte assordante e in qualche caso pure monotona.
Nella mancanza di originalità, perché comunque si rifanno a un genere decisamente vintage, ci provano e ci riescono portando rispolvero in un genere che appartenne più ai nostri genitori che non a noi.
Provare per credere: "Apocalypse Dream", "Feels Like We Only Go Backwards", "Elephant", "Led Zeppelin (bonus track)", e "Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control".


Band Of Skulls--Sweet Sour
04. Band Of Skulls--"SweetSour"
Mi innamorai di questi tre ragazzi, che suonano come se fossero in trentatré, nel lontano 2009 e da allora non ho fatto altro che mandare il loro disco in ripetizione sull'iPod. Quando ho scoperto che sarebbero tornati con un nuovo lavoro di inediti ho abbandonato ogni precauzione e ho prenotato a scatola chiusa il loro secondo LP. Vista la loro presenza in questa lista, non mi hanno deluso.
Quasi ogni brano di quest'album è riuscitissimo e ti fa sentire come sulle montagne russe. Provate a far partire in ordine le prime tre tracce: dagli accordi aggressivi della omonima "Sweet Sour", ai sincopati ritmi della bellissima "Bruises" per poi rilassarvi definitivamente con la dolcissima e molto bluesy "Lay My Head Down".
E chiaramente si riparte in canna con "The Devil Take Care Of His Own".
Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Dal pezzo tipicamente garage, alla ballatona da colonna sonora.
Di loro è stato detto che raccolgono ciò che è rimasto delle briciole della grandezza dei White Stripes, come se volesse essere un'offesa: beh, sono briciole ben riuscite.
Completano l'ascolto "Wanderluster", "Lies" e "Close To Nowhere".


E ora il podio.
Per i prossimi album credo sia giusto elencare le intere tracklist.


Lana Del Rey--Born To Die
03. Lana Del Rey--"BornTo Die"

  1. Born To Die
  2. Off To The Races
  3. Blue Jeans
  4. Video Games
  5. Diet Mountain Dew
  6. National Anthem
  7. Dark Paradise
  8. Radio
  9. Carmen
  10. Million Dollar Man
  11. Summertime Sadness
  12. This Is What Makes Us Girls
  13. Without You
  14. Lolita
  15. Lucky Ones
Di quest'artista ho già approfonditamente parlato qui, eppure non posso fare a meno di ripetermi.
La signorina è sciapa e non ha niente da dire? Falso. E' un personaggio di plastica creato a puntino per scatenare il mainstream attorno a lei? Forse, anche se credo che la ragazza sia proprio così, tanto bella da sembrare fake. Ha doti vocali limitate e non è che sia proprio questa grande interprete? Sì e no; di certo miss Grant ha ancora bisogno di qualche lezione canora ma non si può certo dire che con quelle sue tonalità profonde da oltre tomba non sappia farti venire i brividi.
Questo è un gran album e non c'è una canzone che una che non rasenti la perfezione. Melodie studiate fino ai minimi dettagli per dare quel gusto retrò anni '50-'60 che rende l'intero LP assolutamente accattivante e diverso dalle solite minestre riscaldate - passatemi il termine.
Lyrics che richiamano alla memoria i vecchi fasti del passato, quando Hollywood e Los Angeles erano ancora delle dreamland.
Dolcezza e amarezza alternate tra un pezzo e l'altro... insomma, il primo lavoro di Lana riconosciuto dalla gran massa è un ottimo punto d'inizio per una bella carriera a venire. Che spero preveda ulteriori maturazioni e sperimentazioni di genere che seguirò con interesse.
Perché la fanciulla è come quel cielo che si vede nell'art cover: sereno, ma intarsiato di nuvole grigie che ne interrompono l'innaturale perfezione.


Jack White--Blunderbuss
02. JackWhite--"Blunderbuss"

  1. Missing Pieces
  2. Sixteen Saltines
  3. Freedom At 21 
  4. Love Interruption
  5. Blunderbuss
  6. Hypocritical Kiss
  7. Weep Themselves To Sleep
  8. I'm Shakin'
  9. Trash Tongue Talker
  10. Hip (Eponymous) Poor Boy
  11. I Think I Should Go To Sleep
  12. On And On And On
  13. Take Me With You When You Go

Ed ecco che fa ritorno Jack White, questa volta con un progetto da solista che mi ha fatto tremare fin nelle ossa, non appena ne ho sentito parlare. Di pura gioia, s'intende.
Conosco White dagli albori e ne ho seguito la carriera fino a questo ultimo lavoro - cronologico chiaramente - per la sua etichetta indipendente Third Man Records.
La cosa meravigliosa è che, partito da un sound garage e sporco, molto rock e poi molto allucinato (con i Dead Weather), per poi passare a sonorità più blues che è sua dichiarata passione ed ispirazione musicale, con i The Raconteurs, il nostro caro Jack in questo lavoro mette insieme tutto questo e ci consegna un album pieno, sofferto, completo e maturo.
Maturo per portarlo alla consacrazione definitiva come uno dei master odierni del rock.
Partendo da pezzi che richiamano alla memoria i fasti dei White Stripes, come "Missing Pieces", "Sixteen Saltines" per poi farci fare un ripasso con "Freedom At 21" di ciò che ha combinato con i Dead Weather, non potevano mancare le parentesi blues di "Love Interruption" - magnifico nella sua semplicità disarmante e nella struttura semplicissima della melodia - e di "Blunderbuss".
Le fasi della carriera di White qui ci sono proprio tutte da quelle più originali a quelle classiche, da vero rispettoso di ciò che è stato in passato il genere del folk-blues. E come non citare la favolosa cover di "I'm Shaking", brano originale del 1960 e riportato in auge con un sound riadattato al XXI° secolo.
"Hip (Eponymous) Poor Boy", è un classico pezzo da The Raconteurs ma non c'è soddisfazione più grande che sentire l'introduzione di "On And On And On"; quel sound che pare arrivare direttamente dalle strade polverose di Nashville e quel ripetersi del ritornello in modo quasi insistente, ti affascina e ti obbliga a far ripartire il disco per goderne ogni sfumatura.
Alla fine Jack White è imprenditore di se stesso, fautore dei più svariati ed eclettici progetti musicali degli ultimi dieci anni, polistrumentista e autore dei brani indipendenti più conosciuti sulla faccia della terra (come dimenticare "Seven Nation Army" o la magnifica e potente cover "I Just Don't Know What To do With Myself"?), e non in ultimo una delle più grandi rock-star di questo secolo.
Questo LP ne è la riprova e, la conferma definitiva.


Thenewno2--Thefearofmissingout
01.Thenewno2--"Thefearofmissingout"

  1. Station
  2. Wide Awake
  3. Timezone
  4. I Won't Go
  5. Hanging On
  6. Looking Beyond
  7. The Wait Around
  8. Staring Out To Sea
  9. Make It Home
  10. The Number

Temo che il mio gruppo preferito di ma-chi-cavolo-sono, ben presto diventerà ah-sono-quelli-della-Sedicesima-Luna. Da quando ho scoperto che stavano lavorando alla colonna sonora de "La Sedicesima Luna", appunto (sui cui libri da cui è tratto il film, ho ampiamente ironizzato qui), mi è venuto il latte alle ginocchia. Però poi ho pensato che forse in questo modo avrebbero ottenuto un po' della considerazione a livello mondiale che meritano. Perché questa band è proprio brava.
Il figlio di George Harrison, Dhani Harrison (Dhani, ti voglio bene... ma che razza di nome hai?), fonda questa band nel 2009 insieme a un paio di sparuti compagni d'avventura, ma il progetto prende talmente corpo che attualmente la band conta ben sei membri. Tutto ciò che importava a questi signori quando hanno deciso di unire le forze artistiche era di fare musica per cui scelsero un nome che non suggeriva niente di materiale o reale. Semplicemente "Il nuovo numero 2", sembrava la scelta legittima perché l'altisonante cognome del frontman e chitarrista non fosse troppo d'intralcio (si fa per dire).
Dopo un esordio in sordina e nemmeno particolarmente rilevante - il solito lavoro di una band indie che non vuole essere etichettata sotto nessun genere musicale definito - raggiungono un'armonia e una maturità tali da portarli a questo secondo lavoro.
"Thefearofmissingout" è coraggioso, sperimentale e molto valido. Adoro, letteralmente, quando qualcuno prova a uscire fuori dagli schemi riuscendo a mantere un'identità ed è quello che avviene in questo LP.
Un mix perfettamente integrato di sinth-rock, rap e musica d'atmosfera.
Ti fa pensare questo "Thefearofmissingout"; ti fa capire che non va bene rimanere ancorati a un genere e non sforare mai con tentativi di sperimentazione misurata, accurata, pulita e pensata. Perché è di un album molto studiato quello di cui stiamo parlando. Pulito in ogni sound e lineare come solo un concept album sa essere.
La paura di non poter raggiungere un obbiettivo e il continuo cercare rassicurazione che tutto andrà liscio, che non si è soli è la tematica ricorrente di questo lavoro.
La voce eterea di Dhani, a volte anche un po' femminile in quegli acuti stilizzati, non fa che potenziare l'effetto di dilatazione del tempo che l'ascolto di questo album infonde.
Insomma, è di una vera bomba quella di cui stiamo parlando.
E' per questo che ho tanta paura che d'ora in avanti questa validissima band rischi di essere identificata con il franchise per cui ha scritto la colonna sonora. Non vorrei mai che facessero la fine di altre ottime band - come i Death Cab For Cutie, tanto per citarne una - che dopo aver partecipato a un progetto simile, hanno conosciuto una fama mondiale fine solo a se stessa e che li ha poi portati a una perdita d'identità e a un consequenziale e ovvio sfacelo (si sono sciolti i Death Cab, tanto per essere chiari).
Spero che che per i Thenewno2, il destino possa essere diverso.
Incrocio le dita.

Hope Valentine.


















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