venerdì 28 dicembre 2012

The Caster Chronicles; piccola analisi più ironica che critica del genere fantasy e della sua evoluzione in Young Adult

Appena terminato di leggere l'ultimo capitolo dell'ultimo romanzo edito in Italia di questa serie fantasy intitolata "The CasterChronicles" ho pensato che la seppur piccola speranza di leggere qualcosa che ricordasse anche solo vagamente il genere che da piccola avevo amato così tanto, sia definitivamente sfumata .

La Sedicesima Luna (Libro 1°)
Dopo"Twilight" il genere fantasy per ragazzi, denominato sapientemente dagli americani Young Adult – proprio come si fa con una nuova moda – ha cambiato completamente faccia.
Queste storie non hanno più il sapore della favola ma portano argomenti adulti in un mondo abitato da ragazzi che soccombono sotto responsabilità troppo grandi, il tutto condito da magia, mistero e sovrannaturale. In questi libri si legge di una realtà parallela totalmente discostata da quella che è invece la natura del"giovane-adulto", dell'adolescente ai giorni nostri.
La serie "The Caster Chronicles" è forse la meno malvagia e quella che più si avvicina alla mia idea di fantasy con lezione-morale-da-insegnare.

Leggermente, non esageriamo.

Il primo libro, "La Sedicesima Luna", è quello introduttivo dove a mano a mano che cominci la lettura impari a conoscere i personaggi, le loro forze e le loro debolezze... che non hanno nulla a che fare con quelle dell'adolescente moderno (forse conquello dell' '800)!
La vita della piccola cittadina di provincia Americana viene descritta in modo un po' stereotipato: quelli che sono i grandi argomenti di discriminazione razziale, civile e di paura dell'altro e del diverso seguono il solito schema di isolamento/ostracismo/tentativo di allontanamento.
Quantomeno, in questo romanzo la piccola città di Gatlin è quasi una protagonista a sè stante e i suoi abitanti sono caratterizzati ognuno dalle proprie manie e tic nervosi. Chiaro che da qui a definirla una descrizione morale e soprattutto matura, ne passa diacqua sotto i ponti.
Carina l'idea di raccontare la storia dal punto di vista maschile ma.. ehi, andiamo! Quale ragazzino di sedici anni si comporterebe in quel modo?!
Voglio essere cattiva fino in fondo: quale ragazzino di sedici anni starebbe con la ragazza più bella della scuola (anche se la più evitata), senza poterla mai toccare e stare con lei intimamente? Ad un certo punto se la narrazione fosse realistica ma non lo è, si leggerebbero solo una serie di elucubrazioni becere. Cosa che non avviene nemmeno una volta. Zero. Nessun pensiero impuro.
Neanche la Beatrice di Dante era tanto casta.
Per cui nemmeno il nostro protagonista maschile si salva dallo struggimento amoroso più melenso e scontato che speravo si potesse evitare con l'utilizzo di questo Io narrante diverso e quindi nemmeno in questa storia ci salviamo dal farci un'endovena di glucosio allo stato puro.
Da paura.
La storia si dipana in modo semplice e un po'scontato: lui incontra lei, lui si innamora di lei. Lei dopo averlo inizialmente respinto cede e da libero sfogo al suo amore eterno (il tutto nel giro di 20/30pagine).
Una maledizione incombe su di lei che è una maga – ma qui ci piace fare le cose a modo nostro per cui ci facciamo chiamare Caster – e proprio a lei che a scuola e in paese è la più aborrita e ostracizzata di tutti, si rivelerà essere colei da cui dipende il destino dell'umanità intera. Lui dopo ricerche e varie peripezie tra le quali un salvataggio in extremis durante un incantesimo che – ops! - anziché farle del bene quasi l'ammazza, riesce a sconfiggere il male assoluto rappresentato niente-popò-di-meno che dalla madre della giovane protagonista.
Fantasia: zero.
Stiledescrittivo/narrativo: anche sotto-zero.
Frasi semplici che comunque riescono a creare il caos assoluto con magie incomprensibili ed effetti da stunt-men che il lettore non riesce a seguire. Insomma a distanza di giorni, tutto ciò che vi rimarrà in mente è la confusione più totale. E la domanda; ma perché mi ostino a leggere questi libri?

La storia non può finire qui però ed ecco che subito arriva "La Diciassettesima Luna".
Ahinoi, la salvezza dell'umanità è ancora lontana e si prospetta la distruzione totale di tutte le persone respiranti per mano dell'Incubus (No! Non un vampiro, non osate nemmeno pensarlo!), più cattivo di tutti che nonostante i millant'anni, da ancora del filo da torcere alle nuove generazioni.
Lei scappa e lascia lui, lui si dispera e si sente come se gli fosse stata amputata una gamba, ma alla fine l'amore trionferà e ci salverà tutti. Lui trova lei, lui capisce qual'è il suo reale scopo in tutta la vicenda (ci volevano due libri per capirlo?).
Finale semi-apocalittico, con risoluzione abbastanza ridicolizzante della problematica iniziale: devi scegliere tra bene e male... che fare? Scelgo tutti e due! E così perché sono un personaggio piatto, incapace di sacrifici, distruggo l'equilibrio delle cose.

Ho semplificato molto la vicenda narrata in questo secondo libro, come pure la mia personalissima sinossi del primo libro era alquanto farsesca, ma non riesco a non storcere il naso di fronte a trame simili: più di 500 pagine che girano attorno a triangoli amorosi e a una scelta che alla fine non viene comunque fatta. Certo, era necessario trovare un éscamotage per poter proseguire la serie, ma così sa proprio di stiracchiato e va anche contro tutti i paradigmi propri di una storia fantasy-adolescenziale di crescita e maturazione dei personaggi.

Si passa quindi al terzo volume, e per ora ultimo edito in Italia ma in America la serie si è conclusa a Ottobre con la pubblicazione del quarto, intitolato "La Diciottesima Luna".

Vorrei fare una piccola riflessione sulla scelta dell'adattamento in italiano di mantenere un legame tra un titolo e l'altro; scelta intelligente dato che permette al lettore di non fare confusione con altre serie e riconduce immediatamente al primo libro. Scelta pessima invece, di tradurre titoli molto affascinanti in originale("Beautiful Creatures", "BeautifulDarkness" e "Beautiful Chaos"),con qualcosa di più insipido come "La SedicesimaLuna" e via discorrendo...
Ora, se avessero mantenuto il titolo originale semplicemente traducendoloin un "Bellissime Creature"etc., sarebbe stato molto più d'impatto e anche molto più musicale.
Matant'è che non lavoro nell'editoria e voglio credere che ci sianostate delle motivazioni ponderate di marketing e comunicazione, molto solide che hanno spinto la Mondadori verso una scelta piuttosto che un'altra.

Ma procediamo... terzo ma non ultimo capitolo di questa saga Young Adult gotica: i fili della trama finalmente vengono tirati e le conseguenze di quanto accaduto nel primo (morte e risurrezione del protagonista), e scelta/non-scelta della co-protagonista (bene e male, all together), si cominciano a sentire. Tutto il frullato di ormai ritriti trangoli amorosi, migliori amici sfigati che ormai più tanto sfigati non sono, portano a un finale "shock" che intorno alla 150^ pagina era già chiaro come il sole. Per me lettrice, per il protagonista un po' meno.
Le solite 500 pagine e passa che si trascinano, il solito amore eterno e smisurato (ma dico, a 17 anni come fai a provare qualcosa disimile?).
Ma non è finita qui: si potrà scoprire se il nostro beneamato protagonista tornerà di nuovo dalla landa desolata dei morti (di nuovo!!), soltanto nel prossimo capitolo.
L'ordine cosmico delle cose tornerà in equilibrio? O dovremmo accontentarci ancora di una soluzione finale che di finale non ha proprio niente?Salteremo tutti in aria?
L'amore,con la 'a' majuscule, trionferà o verrà distrutto dalla dura realtà (secondo me trionferà distruggendo tutte le leggi della fisica conosciute)?


Forse sono io che pretendo troppo da un genere simile ma tanto per citarne un onorevole predecessore, non era stato scritto per un pubblico di bambini anche "Lo Hobbit"?
Eppure vi sono tematiche molto più complesse – per non parlare dello stile di scrittura anche se venne scritto in un altro secolo – invenzioni molto più ingegnose, degne di una realtà parallela. Un intero mondo costruito ad hoc per solleticare la fantasia di adulti e piccoli e per dare una lezione morale, finale.
Non c'era stato bisogno di inscenare amori da soap-opera melodrammatici e impossibili. Non c'era stato bisogno di creare artifici utili solo ad allungare la brodaglia perché il prodotto finale avesse successo.
Un'altro esempio doveroso visto il genere e molto più recente sono i romanzi della saga "Harry Potter":  vi sono i detrattori e i sostenitori, come per ogni cosa, ma a me non pare che le saghe siano comparabili nemmeno lontanamente. E con questo intendo dire che il maghetto con la cicatrice a forma di saetta batte su tutti i fronti la Caster.
Anche qui l'autrice aveva creato un mondo fatto su misura attraverso il quale i protagonisti si muovevano di anno in anno, crescevano e dai toni della fiaba che erano propri dei primi tre romanzi, si passava ad argomenti più maturi. Niente amori stucchevoli o impossibili: l'amore c'era ma era costruttivo in ogni sua forma. La famiglia e gli amici non erano delle semplici comparse ma protagonisti a loro volta di episodi chiave delle vicende.
La scelta tra ciò che era facile e ciò che era giusto (che la Garcia e la Stohl hanno tentato di riprendere fallendo miseramente), era una scelta finale a cui il protagonista arrivava dopo un percorso di crescita interiore di anni, una serie di eventi che lo portavano a quella decisione senza via di ritorno e non perché era nato martire e tutto ciò che desiderava fare era di morire schiattato.


Dopo le avventure inverosimili vissute da Bella e Edward (l'umana e il suo vampiro di "Twilight", per l'appunto),non c'è più una storia che sia degna di questo nome. Non esiste più la netta distinzione tra ciò che è finto e ciò che non lo è.
Si tenta in tutti i modi di far vivere all'adolescente moderno storie inverosimili al sapore di realtà che mescolano problemi di tutti i giorni insieme alla lotta tra il bene e il male assoluto.
Eppure l'età a cui questo genere si dedica non è quella in cui si hanno le idee chiare su ciò che è giusto o sbagliato; non si ha ben presente l'idea di morte e di 'scelta'. Sono idee e conclusioni a cui siarriva con un certo bagalio di esperienza alle spalle sia da parte dei protagonisti cartacei che dei lettori. Per questo motivo certi argomenti proposti in queste storie non viene recepito come l'autore vorrebbe e la storia in sè viene tristemente edulcorata. Tra le tante parole scritte riesce a filtrare solo ciò che riguarda la classica storia d'amore protagonista totalitaria delle vicende narrate che diventa balsamo e ossessione di questi ragazzi alienati e dissociati.
Si assiste a un debole tentativo di far arrivare al lettore un messaggio che faticherà comunque a recepire, invogliandolo con la narrazione che ruota intorno a una fantomatica quanto improbabile, storia d'amore assoluto.
Ma l'assoluto è un concetto che non esiste nel mondo dei ragazzi.
Le complicazioni che la vita porta con sè e la sua finitidune, non sono argomenti vicini al cuore degli adolescenti che in un età compresatra i 14 e i 18 anni credono ancora di essere onnipotenti e immortali.

Forse io sono troppo cresciuta per questo genere di romanzi. Continuo a leggerli perché sono quelli che richiedono meno impegno per far volare la mia fantasia eppure nonostante questa consapevolezza non riesco a fare a meno di essere critica nei loro confronti.
Non insegnano nulla, non inviano nessun tipo di messaggio né positivo né negativo. A volte mi hanno dato la nettissima impressione che le storie fossero deboli e forzate quasi come se dietro ci fosse lo zampino dell'editor che sussurra nell'orecchio dell'autore che se riesce a dilungare ancora un po' la storia se ne potrebbe fare un'altro libro e quindi doppi guadagni.


Non fraintendetemi, la serie è carina si legge bene e velocemente e ripeto che forse è l'unica leggibile di questo nuovo genere narrativo che sta invadendo le librerie ma non c'è niente di tipicamente fantasy in questa storia; perché usare la parola magia non è sufficente per fare genere.


Spero proprio che gli Young Adult o scompaiano o si evolvano... o per tornare ai miei esempi, involvano in qualcosa di più intelligente, ironico e costruttivo.



Hope Valentine.